Il grido del guerriero

Cattura di schermata (28)

 fermo immagine tratto da Paz

Amatemi, amatemi

grida il guerriero battendosi il petto

alla fine

ogni guerra, ogni battaglia, ogni schermaglia, ogni piccola scheggia

infima, invisibile

di rabbia

nasce nel nocciolo di una richiesta d’amore

Amatemi, chiede il meschino

Amatemi, chiede la madre

Amatemi gridala bocca serrata di sdegno

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Stanchezza

Lasciatemi sfogare, è il mio blog, mi voglio lamentare.

Sono stanca. Sono stanca e non capisco il confine tra le cose, mai. Quando dover smettere di parlare, quando dover smettere di sorridere. Quando è richiesto che tu sorrida e parli. Basta, non sono adatta alla mediazione. Non sono adatta all’ipocrisia, alle battute fra i denti. A far buon viso a cattivo gioco, a tirare avanti.

Voglio che una luce tremenda e accecante illumini la verità, nuda e disgustosa che sia.

Abbasso la diplomazia, vaffanculo.

La tua debolezza

La tua debolezza

accarezzava languidamente il ricordo

di me, compiacente

Il freddo spaccava la pelle e nelle crepe

filtravano lente

Bugie e saliva

Inutile risultava il tuo operoso scrivere

elaborare intarsi d’inchiostro su ogni centimetro ancora intatto

di me, irrigidita.

A breve tutto sarebbe esploso

o peggio imploso

sotto la pressione sterile del tuo corpo ansimante

Potresti

Per favore

Spostarti?

Ballare la salsa

weirdos

Eccomi.

Sì, ciao, sono io. Non un’altra. Io. Nessuna citazione, no, nemmeno di quelle colte che piacciono tanto a…a…nessuno. Solo a me, forse. Ma nemmeno.

Sono io, qui a letto, mentre i miei sono andati a ballare e ho un ginocchio sbucciato perché a 28 anni voglio imparare pure ad andare in motorino. Pure, sì. In una città così pericolosa ho la presunzione di voler essere libera. Ci riuscirò? Forse, per un istante.
Ma non sia mai detto che mi arrendo.

Mai successo, sul serio. Non mi sono mai arresa e ho sempre remato contro le correnti. Il Taoismo mi fa una pippa: l’acqua, il corso delle cose, non sono affar mio.

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Chi sono?

DIstrazione

Chi sono?
Son forse un poeta?
No certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell’anima mia:
follìa.
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non à che un colore
la tavolozza dell’anima mia:
malinconia.
Un musico allora?
Nemmeno.
Non c’è che una nota
nella tastiera dell’anima mia:
nostalgìa.
Son dunque… che cosa?
Io metto una lente
dinanzi al mio core,
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell’anima mia.

Aldo Palazzeschi